In questo periodo infinito in cui è difficile distinguere il sabato dal martedì o febbraio da ottobre è necessario cercare di scappare, per quanto possibile, dal senso di soffocamento del quotidiano. Ma poiché viaggiare è un lusso quasi inarrivabile, bisogna affidarsi all’immaginazione. E all’architettura.
Lo stile postmoderno, nato nella seconda metà del secolo scorso in risposta alla rigidità formale del modernismo, è un vero esercizio di fantasia. Elementi ibridi, complessi e complicati, capaci di racchiudere la ricchezza e l’ambiguità della vita moderna. Insomma, a volte capolavori, in altri casi una sarabanda di stili volutamente cacofonici, quasi un incidente da cui non si riesce a distogliere lo sguardo.
Il libro Postmodern Architecture – Less is a Bore, edito da Phaidon, consiste in una selezione degli edifici postmoderni più iconoci. Il sottotitolo del libro – tradotto liberamente “Meno è noioso” – è la risposta sarcastica (atteggiamento tipico del postmodernismo) dell’architetto Robert Venturi alla massima di Mies Van Der Rohe che sintetizzava il modernismo: Less is More.
Il libro comprende immagini curate di palazzi eccessivi e sfacciati come il casinò Grand Lisboa a Macao o il mastodontico complesso abitativo francese Les Espaces d’Abraxas. L’intento è chiaro sin dal disegno della copertina: esaltare l’eccesso e la difformità, godersi la vitalità che sorge dalle contraddizioni. E davanti al Binocular Building di Frank Gehry e Claes Oldenburg provare, almeno per qualche minuto, un brivido di piacere all’idea di abitare in una banalissima casa a forma di casa.